IL PANE QUOTIDIANO E' IL CANTIERE DELLA VITA
Ciao,
ormai è passato il tempo in cui scrivevo per diletto proponendo l'esecuzione di ricette ad un pubblico amico e per il quale mi sentivo sempre in dovere di non deludere. Questo è stato il motivo principale che mi ha portato a cercare di colmare un vuoto professionale e con il quale ancora oggi mi confronto. Proprio così, non smetterò mai di mettermi in discussione, e non deluderò mai la mia sete di curiosità e di continua crescita in questo percorso che sin da bambino mi ha accompagnato in modo latente. Da sempre sono stato tentato da un buon piatto e dalla buona compagnia, questi due ingredienti sono stati i fattori scatenanti per osare ai fornelli. Non mi ricordo mai, di aver letto libri o visto programmi di cucina forse a quei tempi nemmeno esistevano a parte qualche "collana editoriale". Poi figuriamoci, noi figli degli anni "60" abbiamo avuto solo la memoria storica della cucina delle nostre mamme e delle nostre nonne principalmente. Quanti profumi ancora oggi mi riportano indietro nel tempo, nella mia mente echeggiano ancora le urla dei bambini e le risate degli adulti nel raccontarsi storie di quotidiana realtà seduti ad un tavolo imbandito di cose semplici ma buonissime. Il segreto principale erano i prodotti, tutti genuini; che arrivavano sulle nostre tavole dai contadini, che con sudore coltivavano la terra e allevavano bestiame di qualità. L'uomo ha saputo trasformare con sudore e arte i prodotti della natura in qualcosa di assolutamente unico per i nostri palati.
Ecco quello è il ricordo vivo che ogni giorno mi accompagna quando indosso la mia giacca da cuoco e in modo umile cerco di trasmettere ad altri quel poco che sono riuscito ad imparare in questi anni dai miei maestri di vita in cucina ( li ringrazio pubblicamente senza farne i nomi perchè sono tanti), dai quali ho appreso tradizioni e strappato consigli, tecniche di cucina e anche qualche risata. Ho imparato da Chef che si sono ritrovati in cucina un loro coetaneo e anche da Chef che avevano l'età delle mie figlie per intenderci. Questo non mi ha fermato, sono andato avanti in modo umile facendo si che potessero insegnarmi questo mestiere che va oltre il dovere personale e sociale di somministrare un buon pasto, la mia è una missione sociale chi mi conosce sa di cosa parlo.
Personalmente, vivo la mia cucina come uno strumento di comunicazione e di aggregazione, sin da bambino sono sempre stato un'attento osservatore, sempre alla ricerca del contatto umano. Io quel contatto umano lo percepivo in una classe sociale che con pochi mezzi era felice e spensierata. Sono figlio di un muratore che ha cresciuto in modo ineccepibile dieci figli.
Un episodio della mia infanzia che ancora mi accompagna è quando d'estate a fine anno scolastico mio padre mi portava con lui sui cantieri edili, come lui asseriva, era meglio la polvere del cantiere che la strada.
Oggi posso dire che aveva ragione, per fortuna ho potuto dirglielo prima che mi lasciasse orfano.
Ritornando a noi, qual'era secondo voi il momento più bello della giornata sul cantiere?
Ovviamente la pausa pranzo, li tutto diventava magico, la fatica spariva e la semplicità delle persone faceva il resto.
Rispetto, tradizione e abitudini alimentari erano visibili e condivisibili con tutti i presenti, ognuno metteva a disposizione degli altri quel poco che la mamma o la moglie avevano messo da parte per riscaldare lo stomaco e io aggiungo; il cuore dei propri cari durante una dura giornata di lavoro.
Ecco, io non faccio retorica ma quel "tozzo di pane" in senso lato, era la chiave di tutto.
Era il richiamo della strada di casa da percorrere dopo il lavoro, era il motivo per il quale un uomo era orgoglioso di portare qualche soldo per comprare il minimo necessario per andare avanti, era il motivo per cui noi figli eravamo grati ai nostri genitori per il loro quotidiano sacrificio.
Infine era un tozzo di pane da condividere con gli altri senza fronzoli o puzza sotto il naso.
Erano i veri valori e la tavola era il comune denominatore.
Bene grazie all'esperienza personale ho iniziato questo percorso convinto di usare la cucina per ritrovare quegli stessi valori che forse qualcuno da già come perduti ma io no, io credo nelle persone e nella qualità dei valori e non smetterò mai di farlo è il mio DNA.
In quest'ultimo anno ho avuto la fortuna di conoscere tantissime persone che la pensano come me e con gli stessi valori.
Persone che si sono lasciate andare in qualcosa di piacevole e conviviale lontano dallo stress e con senso di altruismo.
La mia Tavola dei Valori è una comunità infinita e oggi ha un senso di appartenenza con radici profonde.
Il mio sogno è di renderla un'esperienza per adulti e bambini a cui dare un senso attraverso la condivisione.
Rincorrere i propri sogni richiede sacrificio e disciplina che spesso non ripagano dello sforzo profuso, le cadute ti aiutano a rafforzare l'autostima e la voglia di non arrendersi.
Per cambiare gli altri dobbiamo cambiare noi.
Spesso sento dire che non ci è dato sapere purtroppo cosa ci riserverà il domani, ma una cosa è certa preservare le tradizioni fa di noi delle persone migliori.
ormai è passato il tempo in cui scrivevo per diletto proponendo l'esecuzione di ricette ad un pubblico amico e per il quale mi sentivo sempre in dovere di non deludere. Questo è stato il motivo principale che mi ha portato a cercare di colmare un vuoto professionale e con il quale ancora oggi mi confronto. Proprio così, non smetterò mai di mettermi in discussione, e non deluderò mai la mia sete di curiosità e di continua crescita in questo percorso che sin da bambino mi ha accompagnato in modo latente. Da sempre sono stato tentato da un buon piatto e dalla buona compagnia, questi due ingredienti sono stati i fattori scatenanti per osare ai fornelli. Non mi ricordo mai, di aver letto libri o visto programmi di cucina forse a quei tempi nemmeno esistevano a parte qualche "collana editoriale". Poi figuriamoci, noi figli degli anni "60" abbiamo avuto solo la memoria storica della cucina delle nostre mamme e delle nostre nonne principalmente. Quanti profumi ancora oggi mi riportano indietro nel tempo, nella mia mente echeggiano ancora le urla dei bambini e le risate degli adulti nel raccontarsi storie di quotidiana realtà seduti ad un tavolo imbandito di cose semplici ma buonissime. Il segreto principale erano i prodotti, tutti genuini; che arrivavano sulle nostre tavole dai contadini, che con sudore coltivavano la terra e allevavano bestiame di qualità. L'uomo ha saputo trasformare con sudore e arte i prodotti della natura in qualcosa di assolutamente unico per i nostri palati.
Ecco quello è il ricordo vivo che ogni giorno mi accompagna quando indosso la mia giacca da cuoco e in modo umile cerco di trasmettere ad altri quel poco che sono riuscito ad imparare in questi anni dai miei maestri di vita in cucina ( li ringrazio pubblicamente senza farne i nomi perchè sono tanti), dai quali ho appreso tradizioni e strappato consigli, tecniche di cucina e anche qualche risata. Ho imparato da Chef che si sono ritrovati in cucina un loro coetaneo e anche da Chef che avevano l'età delle mie figlie per intenderci. Questo non mi ha fermato, sono andato avanti in modo umile facendo si che potessero insegnarmi questo mestiere che va oltre il dovere personale e sociale di somministrare un buon pasto, la mia è una missione sociale chi mi conosce sa di cosa parlo.
Personalmente, vivo la mia cucina come uno strumento di comunicazione e di aggregazione, sin da bambino sono sempre stato un'attento osservatore, sempre alla ricerca del contatto umano. Io quel contatto umano lo percepivo in una classe sociale che con pochi mezzi era felice e spensierata. Sono figlio di un muratore che ha cresciuto in modo ineccepibile dieci figli.
Un episodio della mia infanzia che ancora mi accompagna è quando d'estate a fine anno scolastico mio padre mi portava con lui sui cantieri edili, come lui asseriva, era meglio la polvere del cantiere che la strada.
Oggi posso dire che aveva ragione, per fortuna ho potuto dirglielo prima che mi lasciasse orfano.
Ritornando a noi, qual'era secondo voi il momento più bello della giornata sul cantiere?
Ovviamente la pausa pranzo, li tutto diventava magico, la fatica spariva e la semplicità delle persone faceva il resto.
Rispetto, tradizione e abitudini alimentari erano visibili e condivisibili con tutti i presenti, ognuno metteva a disposizione degli altri quel poco che la mamma o la moglie avevano messo da parte per riscaldare lo stomaco e io aggiungo; il cuore dei propri cari durante una dura giornata di lavoro.
Ecco, io non faccio retorica ma quel "tozzo di pane" in senso lato, era la chiave di tutto.
Era il richiamo della strada di casa da percorrere dopo il lavoro, era il motivo per il quale un uomo era orgoglioso di portare qualche soldo per comprare il minimo necessario per andare avanti, era il motivo per cui noi figli eravamo grati ai nostri genitori per il loro quotidiano sacrificio.
Infine era un tozzo di pane da condividere con gli altri senza fronzoli o puzza sotto il naso.
Erano i veri valori e la tavola era il comune denominatore.
Bene grazie all'esperienza personale ho iniziato questo percorso convinto di usare la cucina per ritrovare quegli stessi valori che forse qualcuno da già come perduti ma io no, io credo nelle persone e nella qualità dei valori e non smetterò mai di farlo è il mio DNA.
In quest'ultimo anno ho avuto la fortuna di conoscere tantissime persone che la pensano come me e con gli stessi valori.
Persone che si sono lasciate andare in qualcosa di piacevole e conviviale lontano dallo stress e con senso di altruismo.
La mia Tavola dei Valori è una comunità infinita e oggi ha un senso di appartenenza con radici profonde.
Il mio sogno è di renderla un'esperienza per adulti e bambini a cui dare un senso attraverso la condivisione.
Rincorrere i propri sogni richiede sacrificio e disciplina che spesso non ripagano dello sforzo profuso, le cadute ti aiutano a rafforzare l'autostima e la voglia di non arrendersi.
Per cambiare gli altri dobbiamo cambiare noi.
ALCUNI SCATTI CHE MI PORTO NEL CUORE
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